mercoledì 14 maggio 2014

APOLOGIA DEL PAPATO

A breve in libreria il volume APOLOGIA DEL PAPATO, 592 pagine di dissertazione contro gli errori dei moderni “fallibilisti”

 
 
Il Pontefice gode di infallibilità quando insegna ex cathedra. Tuttavia, cosa significa realmente questa locuzione latina? 
Il Magistero ordinario ed universale della Chiesa e del Sommo Pontefice è infallibilmente assistito? 
Quando ed in che modo? 
Il Concilio Vaticano II, dichiarato solo “pastorale”, non gode di alcuna infallibilità, neanche nelle sue nuove e chiare definizioni universali? 
È lecito disubbidire con ostinazione all’insegnamento dottrinale, morale e liturgico di Papa e Vescovi pur riconoscendone l’autorità, quindi la legittimità nella successione e la Potestà nella giurisdizione?
È possibile che la legittima autorità promulghi leggi contenenti errori, eresie, vincolando la Chiesa al peccato, invogliando al male o sacrificando un bene maggiore? 
È dottrina cattolica che un Pontefice autentico possa essere nel contempo Capo del Corpo mistico, vicario di Cristo, e scismatico, eretico, apostata o in rottura con la Tradizione? 
In passato sono esistiti Pontefici eretici pertinaci e notori? 
Una prolungata interruzione nel Papato interrompe la successione apostolica? 
In caso di Sede vacante, come supplisce la Chiesa nella giurisdizione? 
Solo dalla visibilità mediatica si capisce qual è la Chiesa? 
È possibile che la legittima autorità promulghi leggi e liturgie contenenti errori o eresie e le renda prassi effettiva ed efficace continuando ad approvarle di anno in anno, di successore in successore?
APOLOGIA DEL PAPATO, un volume che può essere definito “enciclopedico”, dato alle stampe dopo anni di preghiera, discernimento e studi, è uno scritto unico nel suo genere e risponde a queste ed a centinaia di altre domande, rilanciando un numero incalcolabile di scritti di Magistero, di Padri, di Dottori, di Santi, di teologi comuni e moralisti, senza trascurare le dettagliate analisi fatte dai noti canonisti del passato e dagli storici. 
«Cosa mi ha spinto a scrivere Apologia del Papato?», spiega l’autore: «Semplicemente il dinamico desiderio di vivere e morire cattolico nel XXI secolo, poiché, se da un lato si deve amare il Papato così come conviene al fedele buono e docile, dall’altro – e proprio per questo – non si può sacrificare la fede divinamente rivelata e definita dalla Chiesa al fine di sostenere una tesi o piuttosto un’ipotesi preferita». 
APOLOGIA DEL PAPATO, EFFEDIEFFE (c) 2014, pertanto, vuole essere una caritatevole esposizione (o sussidio) per approcciare al grave problema della contemporaneità con maggiore documentazione.
Questa prima edizione del volume APOLOGIA DEL PAPATO non è una dissertazione definitiva e superba ma vuol essere solo uno spunto o un sussidio per approfondire meglio la faccenda, casomai anche con l’aiuto di terzi autorevoli, meglio se di Chiesa docente. Ogni obiezione o integrazione mossa, autori permettendo, sarà acclusa nelle future e migliorate edizioni. Allo scopo, si è deciso di creare l’indirizzo mail apologiadelpapato@effedieffe.com dove sarà possibile inviare commenti, segnalazioni ed eventuali confutazioni. Gli interventi degni di nota saranno pubblicati sul sito insieme ad un commento di accompagnamento. Nella prossima futura riedizione del testo, a Dio piacendo, saranno acclusi tutti gli articoli costruttivi.
L'autore scrive:
«Riconosco la velata chiave polemica di alcuni capitoli dello scritto, tuttavia non credo di aver travalicato il limite cristiano, appreso studiando la teologia morale e leggendo le tradizionali Apologie del Papato. Non posso privarmi del diritto di critica sol per non scontentare degli amici o per preservare il mio borsellino. Essendo un giornalista e scrittore cattolico, se mi capita di leggere scritti inesatti (perché contrari al Magistero) ho il preciso dovere di confutarli, per di più, se qualcuno dovesse sentirsi offeso, questo non è un mio problema. Il soggetto si interroghi. Dio sia lodato!».
Per una consultazione più agevole della vastissima bibliografia invitiamo il lettore a collegarsi al link:
www.effedieffe.com/images/biblio_apologia_del_papato.doc
I giorni 1 e 2 giugno 2014, a Campagna (SA), presso la sede della M.S.M.A., in occasione della Xa edizione Meeting Angelologico Internazionale (tema “GLI ANGELI DEI DOTTORI DELLA CHIESA”), è prevista un'anteprima del testo. Sarà possibile conoscere l'autore (in conferenza parlerà del demonio e dell'anticristo secondo i Dottori della Chiesa), confrontarsi con lui ed acquistare il volume in anteprima.
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Twitter hashtag: #apologiadelpapato

giovedì 20 febbraio 2014

Ritorno a Camelot - Per la difesa dei nostri Riti



Non sono nuovo a schierarmi nella difesa dei Riti della Settimana Santa a Taranto, da ogni forma di attacco che, puntualmente, ogni anno subiscono da chi non si sottrae ad ogni manifestazione possibile di sfruttamento della  devozione popolare.
 Già nel 1999, con lettera al Corriere del Giorno, IlTradizionalista si scagliò contro l'ingerenza di Botteghe Aperte durante i Riti; nel 2007, sul sito dello Sdanghiere mi dissi contrario al Festival di Pasqua e contro un emblema errato di inevitabile “Sagra Paesana”. In fondo, sono questi i contorni dell’immagine che definiamo, proprio in quei giorni, quando, in barba alla meditazione contemplata ed invocata, la Madonna percorre il pendio dietro la profana scenografia di  grigliate  di salcicce e dozzine di bottiglie di birra, e  il pellegrinaggio dei confratelli e dei fedeli col sottofondo mondano e stonato di una pizzica dietro l’altra.
Quest'anno, invece, ci troviamo a sentir parlare del cosiddetto "Mysterium Festival".

Mi basterebbe fare il copia e incolla di questi due articoli per dimostrare che nulla è cambiato in città e per nulla è cambiata nella mia posizione.
I nostri riti sono nati dalla Fede e devono rimanere espressione di Fede e le Congreghe che gelosamente custodiscono queste tradizioni devono adoperarsi affinchè i Riti della Settimana Santa  esprimano la Fede che il popolo credente, si sa, vuole vedere manifestata, sì, ma non enfatizzata da eventi spettacolari.
Le Confraternite che facciano argine, non seguano, quindi, la via che porta ad esternazioni di folklore e spettacolo, perchè sostanzialmente sarebbe come impoverire lo spirito, violare il significato più intimo di queste tradizioni, alimentando peraltro le già numerose critiche che le accompagnano.

A noi confratelli tutte queste cose non ci appartengono, una volta indossata la nostra mozzetta, faremo scudo a tutto ciò con il nostro cappuccio, e poco importerà di ciò che ci circonda,  presi dalla magia del momento e dall’infinita devozione con la quale ci apprestiamo a vivere i Riti della Settimana Santa, ma questo non significa che la situazione sopra descritta, che viene ripetutamente a crearsi ormai ogni anno, non desti in cuor nostro profondo disappunto.
Dobbiamo tornare alla memoria storica delle nostre radici, che sono ben piantate in terra e non geleranno mai,  una sorta di Ritorno a Camelot, quando nei giorni della Settimana Santa, in città aleggiava quell’aria di mestizia e lutto per Nostro Signore, quando i nostri genitori "...ovattavano i battenti dei portoni delle case, ricoprivano gli zoccoli dei cavalli con gli stracci per evitare il rumoroso calpestio sulle antiche "chianghe", allentavano i campanelli delle biciclette affinchè non suonassero, per non parlare delle radio che rimanevano spente. Tutto questo perchè era la settimana santa... E quel silenzio quel raccoglimento serviva per partecipare e rivivere più intensamente la Passione e Morte di Nostro Signore".
Se la nostra città sarà fedele a questa memoria storica, se resteremo fedeli  alla memoria di questi Riti, non staremo a ricordare semplicemente il passato come qualcosa di irreversibilmente lontano, ma vivremo il presente di questa storia, un presente ancora più vivo , che ci condurrà ad essere migliori. Uomini e tarantini di oggi:  il volto credente di questa città.